11 febbraio 2017

Il Cammino dei Briganti

Appunti di viaggio 2016

Il giorno prima

Cinque scalini, un bar. Cartoline attaccate alle mensole porta liquori ricordano i saluti da Firenze e Rimini in un "già visto" di lontana memoria. La musica di sottofondo ci ricorda che Pupo è ancora nei cuori di chi ascolta e ci serve un caffè. La piazza Centrale è gremita di bambini che, urlanti, giocano a nascondino fra le panchine invase da nonni con bastoni e occhiali scurissimi. 

Siamo a Sante Marie, un comune di 400 anime arroccato tra Grotte di Luppa e un Velino lontano e nebbioso che di agosto si ripopola di antichi abitanti che tornano a infoltire il pubblico e i fans di Pippo Franco e i Cugini di Campagna. Questi gli appuntamenti clou dell'estate Sanmariana. E' questa la partenza del nostro Cammino dei Briganti, un percorso ad anello che tocca gli antichi paesi sul confine dello Stato Pontificio che videro la vana resistenza all'Unità di pastori, contadini e montanari. Difendevano le loro proprietà e il lavoro in nome di una libertà che vedevano mano a mano scemare. Ma non avevano fatto i conti con il fatto che la storia non sarà mai scritta dai perdenti e il loro destino era scritto già alla nascita, a chiare lettere nel DNA.

Il nostro giro inizia da qui, con la convinzione che "lentius profondius soavius" è senza dubbio il miglior approccio.

 

 La partenza

Visto il caldo torrido delle giornate precedenti decidiamo per una partenza intelligente. La sveglia inizia il proprio noioso lamentio intorno alle 6,15. Un gallo poco distante ci da il suo personale buongiorno - ma annatevene affanculo va!!!  

Kimy alza la testa, guarda gli zaini e dice - ma sicuri sicuri? a li mortacci vostri. 

La contaminazione linguistica appare evidente da subito. Carichiamo gli zaini sulle spalle e ci prefissiamo la prima mèta: il bar in piazza per la colazione. Centocinquanta metri di pura fatica, tutta in piano. Decidiamo per l'altro bar, che ci mostra l'altra faccia del business. Luci al neon bianco, pulizia maniacale, bancone ipermoderno ma il cornetto scaldato al microonde ha lo stesso sapore, pure il caffè ha lo stesso aroma da caserma.

Dico - La prossima volta dobbiamo cambiare bar

Kimy mi risponde - abbello, guarda che i barre so' finiti

L'integrazione linguistica assume tratti camaleontici, il gallo applaude.

Il percorso, su un tracciato segnalato alla grande, ci porta in boschi da favola. Un cinghiale sta litigando col branco sulla sconfitta della squadra del cuore, il falchetto volteggia alla ricerca di "lo so io cosa", il lupo mostra le sue impronte. Arrivare a fine tappa è un baleno. Maria della "Grande quercia" ci accoglie da mamma in un ambiente silenzioso e tranquillo come un utero al sesto mese. Kimi ci guarda di traverso e si lascia scappare - tutto qua? tutto sto casino pe' sta sgambatella? so' manco sudata so?

Mentre consumiamo una birretta nell'unico bar del paese che osserva un orario tutto particolare "ora ce so'" un vecchietto ci ricorda l'ammontare della pensione - Glie possino veni' na paralese!!!

Kimy prende appunti.

 


 

Il giorno dopo

Visto il successo del giorno precedente decidiamo per una partenza quanto più vicina all'alba: 6,30. Da lontano si sente un netto quanto inequivocabile - ma riandate affanculo va!!!
Kimy alza la testa, ci guarda e si lascia scappare un - e c'ha pure ragione c'ha

Veloce lavatura dei denti, ci colazionamo veloci, baci di rito e partenza. Il tragitto non fenomenale è alquanto monotono. L'unico diversico kimy che si tuffa in un fontanile e nuotando per qualche istante ci chiama - e daje su'.

Arriviamo a Valdevarri aquilano e ci rinfreschiamo con una birretta alla proloco, dove Valentina ci accoglie con le dovute gentilezze. Dopo un altro kilometro arriviamo a Valdevarri reatino dove un eclettico Roberto e la moglie Elisabetta ci fanno gli onori di casa con un calore tutto particolare. 

Qui siamo nel cuore pensante dei Briganti, una fucina di idee ci travolge con un impeto come solo i montanari di livello sanno fare. Roberto ci svela i suoi sogni, i suoi progetti che noi per rispetto non sveliamo, staremo alla finestra per poter poi applaudire.

Pernottiamo in un pied-à-terre di un noto giornalista romano il cui nome rimane segreto, ma dalle foto si capisce benissimo.


Terza tappa
Percorso lunghissimo con previsioni meteo allucinanti: caldo sahariano.

Stessa partenza, stesso orario. La sveglia suona. Rimaniamo con le orecchie dritte ad ascoltare il gallo. Niente. Kimi si alza e dice - e se non ve ce manna lui, ve ce manno io eccheccazzo!!!
Passiamo il paesino di Poggiovalle, 50 anime, e Villerose , anche meno. Qui, sulla salita del campeggio, incontriamo altri due Briganti: Marco e Giorgia. Con loro riusciamo a perderci due volte, per loro sono già quattro, per noi portano sfiga.

A Spedino ci fermiamo per un pranzo lento al Bar Duchessa dove riusciamo a fregare il tavolo a quattro pensionati che, già in attesa dal mattino di poter giocare a tresette, ci hanno maledetto sommessamente. Quando dopo il pranzo ci siamo fatti pure una penichella del sommessamente se ne sono proprio dimenticati. Dopo un paio di ore di viandanza Borgo Cartore ci ha accolto in una foresta da brividi.


Lago Duchessa

Colazione prenotata per le 8.00 Kimy ringrazia. Pane, marmellata, dolci fatti in casa e ricco caffè. Le previsioni del tempo sconsigliano qualsiasi movimento. Anna e Marco del Bed and Breakfast "Anna e Marco" ci consigliano di tornare a letto. Noi ringraziamo ma non possiamo rinunciare, troppa storia su quel lago, troppi ricordi in quelle foto.
Salutiamo Marco e Giorgia augurandogli lunga vita da cavadenti di provincia, indossiamo gli zaini e cominciamo a salire. 

I tuoni e i fulmini iniziano le danze già una mezz'ora dopo. A metà del cammino le prime gocce sembrano sussurrare - ma allora siete de coccio!
Cinque minuti dopo si scatena l'inferno. Acqua, grandine e un vento ghiaccio come la verità ci investono dentro la foresta. Ci fermiamo un attimo sotto una pianta per gustarci con calma la portata dell'immensa cazzata che abbiamo fatto. Kimy sotto le gambe si ripara la testa e sussurra - nun ce volevo veni', nun ce volevo veni'

Decidiamo di muovere passi incerti verso la vetta, dietro la curva la salvezza. Una piccola grotta riparata ci accoglie tutti e tre, stretti come acciughe ma almeno speranzosi per la vecchiaia imminente. Dio c'è. 

Arriviamo in vetta con mezz'ora di ritardo sulla tabella. Cavalli, vacche e pecore pascolano su altipiani erbosi e umidi. Roberto il pastore ci regala una forma di pecorino. Ha quaranta anni, da trentaquattro lavora quassù. Ci racconta delle lunghe notti in case di pietra, delle lotte per mungere le pecore più cattive, le interviste a suo padre il pastore più vecchio della zona, ci parla di sè, l'ultimo dei pastori, dice che resisterà. Dietro di lui solo assenza e silenzio, soprattutto dello stato e della Politica. Gli promettiamo che torneremo. Torniamo alla base un poco tristi ripensando alle sue parole, alla sua solitudine, all'amore per un lavoro che non lascia figli nè superstiti.


Quinta tappa

Stessa ora, stessa partenza. Kimy è euforica
Salutiamo Marco di Anna e Marco domandandoci chi alla fine è Marco e chi Anna ma soprattutto se Lucio Dalla è passato di qua.
Il paesaggio è stupendo anche se un orto botanico devastato da infestanti fuori luogo ci toglie un po' il sorriso. Arriviamo a Passo Forcella e ci piazziamo davanti alla triade: Monte Rozza, Sevice e Velino. La visione è onirica, lunare, fantastica. Scendiamo verso Rosciolo e ci abbeveriamo in piazza centrale. Un anziano barbuto ci ferma e ci racconta dei suoi cammini, dei pellegrinaggi, delle sue viandanze, dei suoi amici. Kimy sbadiglia, è lei che detta i tempi, è ora di andare a riposare. Barbara dal fisico atletico e dal sorriso smagliante ci accoglie nelle sue camere con una simpatia folgorante. Ci sentiamo a casa



La più brutta

Sveglia alle 6,30, colazione alle 7. Barbara e Kimy all'unisono ci maledicono sommessamente - ve possino...
Discesa a Magliano e poi diritti verso Scurcola: monotonia pura in tintura madre. Ingurgitiamo quattro pizze, una fetta di dolce e un caffè, la barista ci parla della figlia in Toscana, una signora col cappello guarda gli zaini, quattro motociclisti studiano una mappa. Visitiamo la parte vecchia del paese e poi ci incamminiamo verso l'Agriturismo dei tristi. Di gran lunga la tappa più brutta e la più calda. 

L'accoglienza è come non te l'aspetti: facce tristi e mani molle. Non riusciamo a capire dove siamo capitati. Kimy abbaia e cerca di scappare, i piedi fanno male, gli zaini umidi e la vocina che ci dice che c'è tensione. Ci evitano, cercano di non parlarci, non gli stiamo simpatici. La cena troppo elaborata ci fa sentire al ristorante ed è un ristorante che non ci piace.


La più bella

La colazione pure. Kimy è dalle 6 che è sveglia e se ne vuole andare. I saluti di rito si sprecano per latitanza e la padrona di casa non esce nemmeno dalla cucina. Ci fanno riempire le borracce dalla fonte dei ciuchi. Ci incamminiamo a passo svelto e la vocina si rilassa un poco. Arriviamo a San Donato e dopo una salita da infarto fulminante inizia la parte più bella del nostro cammino insieme alla salita del Lago della duchessa. Un panorama mozzafiato, valli che si rincorrono con sfumature infinite di verde prato e bosco e di azzurro cielo da favola. I pascoli e le cacche ci accompagnano senza sosta. La mancanza di segni e di indicazioni è la parte più dilettantesca della tappa ma il professionismo del panorama ci fa dimenticare tutta l'incapacità umana.

Arriviamo a Scanzano per la pausa pranzo, tutto chiuso, bar compresi.
- Ma quando riapre? domandiamo
- A sapello, ci rispondono

L'ospitalità di nonna Cristina però ci riporta in una realtà familiare. Birra, caffè, sorrisi e chiacchiere si sprecano e tutto gratis anche. Ripartiamo esausti, sfiniti, sudati e appiccicosi.
Ci penserà zia Maria stasera a massaggiarci il cuore.
- Ce l'avete fatta allora?  
Kimy scodinzola, le si struscia alle gambe e dice - che dici ce li famo du spaghi al pomodoro?

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